Nilde Iotti

Nilde Iotti (1920-1999) fu la prima donna nella storia Repubblica Italiana a ricoprire l'incarico di Presidente della Camera dei Deputati. Detenne l'incarico per tre legislature tra il 1979 e il 1992; finora è il più lungo mandato come presidente della Camera dall'istituzione della Repubblica.

Notizie biografiche

 

Infanzia e formazione
Nilde (Leonilde all'anagrafe) Iotti nacque il 10 aprile 1920 a Reggio Emilia. 
Figlia di Egidio, un ferroviere e sindacalista socialista, e Alberta Vezzani, casalinga e cattolica praticante, visse gli anni dell'adolescenza in un contesto di forti difficoltà economiche. 
Le disagiate condizioni della famiglia furono aggravate nel 1923 dal licenziamento del padre dalle Ferrovie a causa del suo impegno politico e, nel 1934, dalla sua scomparsa.
Nonostante ciò Nilde poté proseguire gli studi grazie alla madre che, in un periodo in cui le donne, per la legge fascista, erano relegate al focolare domestico, iniziò a lavorare. Alcune borse di studio le permisero di iscriversi all'Università Cattolica di Milano, dove si laureò a pieni voti in Lettere e Filosofia nel 1942.
Proprio nel periodo dell'università Nilde visse un profondo travaglio spirituale e ideologico, che si risolse con l'abbandono della fede cattolica e l'adesione al comunismo.

L'impegno nella Resistenza e nella politica del Dopoguerra
Tornata a Reggio Emilia iniziò a insegnare presso l'Istituto tecnico industriale e, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, senza mai abbandonare l'insegnamento, si avvicinò al PCI e prese parte alla Resistenza inizialmente come staffetta porta-ordini e, in seguito, aderendo ai Gruppi di difesa della donna e di Assistenza ai combattenti della Libertà.
Dopo la Liberazione svolse attività sociali e assistenziali nelle file dell'Unione donne italiane (UDI) di Reggio Emilia, di cui nell'autunno 1945 divenne Presidente.
Inserita come indipendente nelle liste del PCI, Nilde venne eletta al Consiglio comunale di Reggio Emilia nel 1946 e, poco dopo, aderì al partito. Nel giugno dello stesso anno la ventiseienne reggiana fu candidata ed eletta membro dell'Assemblea Costituente per la circoscrizione Modena-Reggio Emilia-Parma-Piacenza.
Alla Costituente, Nilde entrò a far parte della Commissione dei Settantacinque (in particolare, della prima sottocommissione, che si occupava dei diritti e doveri dei cittadini), alla quale fu assegnato il compito di redigere la bozza della Costituzione repubblicana, da sottoporre al voto dell'intera Assemblea: dopo circa sei mesi di lavoro la Commissione sottopose il proprio progetto costituzionale all'intera Assemblea che, nel corso di quasi tutto il 1947 discusse, integrò, modificò, articolo per articolo la bozza iniziale.

La vita privata
"Robusta, alta, i capelli sciolti sulle spalle, il manifesto desiderio di imparare a fare il deputato", secondo la descrizione del suo portavoce alla Camera G. Frasca Polara, Nilde conobbe Palmiro Togliatti, capo carismatico del PCI, in un ascensore di Montecitorio nel 1946. Con lui, di 27 anni più anziano di lei, marito di Rita Montagnana e padre di Aldo, iniziò un intenso legame affettivo che terminerà soltanto con la morte del leader comunista, nel 1964. Tale unione, diventato pubblico nella contingenza dell'attentato del 1948,  per la notevole differenza di età tra i due e per il fatto che Togliatti fosse sposato con Rita Montagnana e padre di Aldo, fu subito malvista e osteggiata nel gruppo dirigente comunista. Gli anni vissuti, con dignità e discrezione, al fianco di Togliatti comportarono nei fatti la rinuncia a svolgere un significativo ruolo politico.
Nel 1950 insieme chiesero e ottennero l'affiliazione di una bambina orfana, Marisa Malagoli, sorella minore di uno dei sei operai uccisi da agenti della Celere il 9 gennaio 1950, a Modena, nel corso di una manifestazione operaia.

La carriera politica
Rieletta nel 1948 alla Camera dei deputati, sedette tra i banchi di Montecitorio ininterrottamente fino al 1999.
Il 20 giugno 1979 fu eletta, al primo scrutinio con 433 voti, Presidente della Camera dei deputati, carica che ricoprì per tredici anni, essendovi confermata, il 12 luglio 1983 nella IX legislatura e il 2 luglio 1987 nella X legislatura. 
Nel suo discorso d'insediamento l'Onorevole Iotti dichiarò la propria "emozione per essere la prima donna nella storia d'Italia a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato" e, rivolta ai deputati, aggiunse:

"io stessa, non ve lo nascondo, vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l'affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita".

Nessuno nella storia d'Italia ha ancora raggiunto una medesima durata di mandato, esercitato coniugando alla guida imparziale della Camera una strenua difesa del parlamentarismo e segnalandosi per grande capacità di equilibrio, di mediazione e di saggezza.
Tra gli atti della presidenza Iotti va infine annoverato il trasferimento nel palazzo di S. Macuto della vasta biblioteca della Camera, che venne dotata di moderni servizi e attrezzature e resa accessibile al pubblico.

Forte dell'esperienza maturata nella Costituente, Nilde proseguì sempre la propria missione politica a favore dei diritti delle categorie più deboli e svantaggiate (le donne in primo luogo), sia in Parlamento, sia all'interno del P.C.I., dove ottenne pieno riconoscimento solo dopo la morte di Togliatti.
Nel 1969, primo anno della partecipazione dei parlamentari comunisti al Parlamento europeo, la Iotti fece parte della prima delegazione italiana. In quegli anni si impegnò per riformare l'elezione al parlamento stesso, attraverso la promulgazione della legge sul suffragio europeo diretto. Rimarrà deputata europea fino al 1979, anno delle prime elezioni dirette.
Nel corso di mezzo secolo vissuto all'interno delle istituzioni repubblicane italiane, Nilde fu promotrice della legge sul diritto di famiglia del 1975, della battaglia sul referendum per il divorzio (1974) e per la legge sull'aborto (1978). Nel 1993 ottenne la Presidenza della Commissione Parlamentare per le riforme istituzionali. Nel 1997 venne eletta Vicepresidente del Consiglio d'Europa.
Il 28 Gennaio 1998 tenne il suo ultimo discorso alla Camera, dedicato al progetto di riforma della costituzione approvato dalla commissione bicamerale.

Con quello stile fatto di rigore e di eleganza, che tanto colpì Togliatti, al punto da suggerire ai deputati comunisti: "Imparate da Lei!", Nilde si distinse anche con la richiesta di dimissioni dal Parlamento, per motivi di salute (18 novembre 1999).
La Camera dei deputati accolse le sue dimissioni con un lunghissimo applauso; il futuro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, suo vecchio compagno di partito, scrisse nell'occasione una lettera pubblica, e tornò a ricordare la Iotti nel 2006, nel discorso pronunciato alle Camere durante il giuramento per la Presidenza della Repubblica: «E ancora, abbiamo da contare - mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti - sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l'enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili.» Nilde Iotti morì pochi giorni dopo le sue dimissioni, il 4 dicembre 1999, per arresto cardiaco, alla clinica Villa Luana di Poli, presso Roma.
Il 4 dicembre 1999 la "Signora della Repubblica" esce di scena in punta di piedi…

Gli ultimi anni
Con quello stile fatto di rigore e di eleganza, che tanto colpì Togliatti, al punto da suggerire ai deputati comunisti: "Imparate da Lei!", Nilde si distinse anche con la richiesta di dimissioni dal Parlamento, per motivi di salute il 18 novembre 1999.
La Camera dei deputati accolse le sue dimissioni con un lunghissimo applauso. Il futuro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, suo vecchio compagno di partito, scrisse nell'occasione una lettera pubblica e tornò a ricordare la Iotti nel 2006, nel discorso pronunciato alle Camere durante il giuramento per la Presidenza della Repubblica:
«E ancora, abbiamo da contare - mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti - sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l'enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili
La Signora della Repubblica morì a Roma pochi giorni dopo le sue dimissioni, il 4 dicembre 1999.
I funerali di Stato furono tenuti, secondo sue disposizioni, con rito civile: è sepolta presso il Famedio del PCI nel Cimitero del Verano di Roma (Nuovo Reparto, riquadro 8 distinti, entrata Portonaccio).

Approfondimenti

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