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Parco culturale dell'Ariosto e del Boiardo

La nascita in terra reggiana di due straordinari autori quali Ludovico Ariosto e Matteo Maria Boiardo rivela come in questo territorio esista un "genius loci" del fantastico, un'istanza narrativa a sfondo epico, dove spesso il tragico si stempera nel comico e dove cultura alta e popolare convivono.

Informazioni

Il percorso in parte a piedi in parte in auto (o in bicicletta per i più allenati) parte da Reggio Emilia, fa tappa a Scandiano e termina nel comune di Canossa, dove sorge il più importante castello dell'area matildica.

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Descrizione del percorso

Il percorso parte del centro storico di Reggio Emilia nei pressi di Piazza del Duomo. Qui si trova la casa materna dell’Ariosto. Si prosegue per i Giardini Pubblici dove sorgeva l’antica Cittadella, luogo in cui si racconta sia nato l’Ariosto e dove Matteo Maria Boiardo fu capitano della sede reggiana del Ducato estense. Pochi chilometri fuori dal centro, in direzione Modena località San Maurizio, si trova la villa quattrocentesca dove a lungo soggiornò l’Ariosto. Proseguendo verso la collina si raggiunge Scandiano dove sorge la Rocca: qui nacque il Boiardo che ciò più volte il torrente Tresinaro che bagna questa città. Si sale poi sul Monte Ventoso dove si trova Villa Torricella, rifugio estivo del Boiardo. Proseguendo sulla via pedemontana si raggiunge Montericco, dove si può ammirare la Chiesa di Santa Maria dell’Uliveto, nella quale l’Ariosto fu investito del beneficio della parrocchiale. A poca distanza, Monte Jaco dove Ariosto soggiornò spesso nelle calde estati. Il percorso si conclude a Canossa, dove l’Ariosto fu capitano della Rocca.

tappa Reggio Emilia - Case Malaguzzi
Nel cuore del centro storico, all’Angolo fra Via Palazzolo e Via delle Rose e a due passi dalla Piazza del Duomo, vi sono due case della storica famiglia reggiana dei Malaguzzi (Daria Malaguzzi era la madre di Ludovico Ariosto, come ricorda una targa sulla facciata). Dell’epoca del poeta si è conservato solo l’angelo con lo scudo, che era l’insegna del casato. I Malaguzzi avevano una casa anche all’angolo fra Via del Cristo e Via Fornaciari e qui, in base a esili indizi, si è supposto possa essere nato il poeta l’8 Novembre 1474.

tappa Reggio Emilia - Parco della Cittadella
Nell’area degli attuali Giardini Pubblici, che risalgono alla metà dell’800, si trovava prima l’antica Cittadella, un castello fortificato addossato alle mura della città che i Gonzaga avevano fatto edificare a partire dal 1339 come sede del potere signorile. Qui Matteo Maria Boiardo fu capitano della sede reggiana del Ducato estense dal 1487 fino alla morte (e fu attivo e sollecito difensore della città nel 1494, al passaggio dell’esercito francese di Carlo VIII). Qui potrebbe essere nato anche Ludovico Ariosto, dal momento che il padre funzionario della Corte estense era all’epoca comandante della guarnigione di Reggio.
In una piazzola dei Giardini, non lontano dall’importante Monumento ai concordi di età romana, sono collocate le statue dei due poeti.

tappa Reggio Emilia - San Maurizio
Lungo la Via Emilia, in località San Maurizio, un grande arco in cotto del XVI secolo introduce al viale alberato di accesso al Mauriziano, la villa di campagna dei Malaguzzi (famiglia materna di Ludovico Ariosto) dove il poeta, logorato dagli impegni di corte trascorse periodi di amena villeggiatura, poi ricordati nella IV Satira: “Già mi fur dolci inviti a empir le carte / li luoghi ameni di che il nostro Reggio, / il natio nido mio, n’ha la sua parte: / il tuo Maurician sempre vagheggio, / la bella stanza, il rodano vicino…” Nell’ala est dell’edificio si possono ammirare il “Camerino dei Poeti”, il “Camerino degli Orazi e Curiazi” e il “Camerino dell’Ariosto” con affreschi cinquecenteschi.

tappa Scandiano - La Rocca
L’edificio si presenta oggi come il risultato di successivi interventi architettonici medievali (la primitiva costruzione risale al XIII secolo), rinascimentali e barocchi. Vi alloggiò Francesco Petrarca, vi nacque Matteo Maria Boiardo, nel 1500 fu trasformato in sontuoso palazzo dal conte Giulio Boiardo e ospitò Papa Paolo III Farnese e il grande riformatore Giovanni Calvino. Nei sotterranei condusse gli esperimenti lo scienziato scandianese Lazzaro Spallanzani. L’ambiente artisticamente più pregevole è l’Appartamento Estense, il più raffinato di tutta la Rocca, realizzato all’inizio del ‘700 e recentemente restaurato.

tappa Scandiano - Ventoso
Sulle colline di Ventoso, la Torricella fu edificata dopo il 1335 dalla famiglia dei Da Fogliano. I Boiardo, divenuti signori di Scandiano, la trasformarono in dimora estiva e qui tradizione vuole che Matteo Maria Boiardo abbia composto parte del suo poema. Il castello, ormai ridotto a una torre diroccata, fu poi venduto dalla comunità, nel 1861, al professor Prospero Cugini. Il nuovo proprietario affidò i lavori di ristrutturazione, iniziati nel 1864, all’architetto Cesare Costa (Pievepelago, 1801 - Modena 1876) che, con il suo progetto, riportò la costruzione alle sue originarie sembianze di fortificazione medievale. Il Castello, oggi di proprietà privata, è considerato monumento nazionale, come il Castello di Canossa.

tappa Scandiano - Il Tresinaro
Il torrente Tresinaro, che “bagna le terre di Scandiano ed Aceto e mette foce in Secchia presso Rubiera”, ispira probabilmente al boiardo i versi ”Come di verno, nel tempo guazoso, / giù de un gran monte viene un fiume in volta, che va sopra la ripa ruinoso, / grosso di pioggia e di neve disciolta: Cotal veniva quel re furioso, /  con ira grande e con tempesta molta…”
Boiardo nomina il Tresinaro nella seconda egloga latina come lo nomina nelle lettere assieme al Riotorto, al Canale di secchia e al Crostoso. Sempre nelle lettere sono nominati molti toponimi del territorio di Scandiano come Aceto, Fellegara, Dinazzano, Jano, Sabbione, Montebabbio, Rondinara, Salvatela, Pratissolo e altri.

tappa Albinea, località Montericco - Chiesa di S. Maria dell’Uliveto
La chiesa di Santa Maria dell’Uliveto è situata nel primo entroterra del pedecolle albinetano. Nell’aprile del 1506, Ludovico Ariosto fu investito del beneficio della parrocchiale, ma non era l’unico a godere di questi diritti, li aveva fatti esercitati prima di lui e ne rivendicava di nuovo la titolarità il conte Ercole Manfredi e, dopo una breve controversia, l’Ariosto decise di rinunciarvi. Nobile gesto? Probabilmente no, perché si profilava per lui, in cambio, un più ricco beneficio nella diocesi di Ferrara. La chiesa di Santa Maria dell’Uliveto conserva ancora all’interno la struttura medievale, le pareti sono affrescate con immagini attribuibili al secolo XVI.
La caratteristica che dà il nome al luogo e alla chiesa sono gli ulivi, che ricoprivano numerosi, allora, le colline di Albinea.

tappa Albinea - Monte Jaco
“… non mi si può de la memoria torre / le vigne e i solchi del fecondo Jaco, / la valle e il colle e la ben posta torre…”. Con questa parole l’Ariosto cita nella IV satira il paesaggio di Monte Jaco (o Monteiatico), situato sulla sponda destra del crostoso, tra il castello di Albinea e la vecchia chiesa di Puianello. In età giovanile, il poeta si allontanò spesso da Ferrara e più volte ritornò nei luoghi di origine, ospite dei cugini Malaguzzi (alla cui nobile famiglia apparteneva la madre Daria) nelle proprietà di Monte Jaco, nel pedecolle albinetano: una zona caratterizzata da suoli sabbiosi e ciottolosi, che lasciavano spazio ad ampi vigneti. Qui fu eretto nel 1933 un cippo marmoreo, a ricordo dei terreni che il poeta possedeva in questi luoghi.

tappa Canossa - Il Castello di Matilde
Dall’aprile del 1502 fino al gennaio e forse all’ottobre dell’anno seguente, l’Ariosto fu capitano della Rocca di Canossa. Già allora, per il travagliato passato, lo stato architettonico dell’antico castello matildico doveva essere molto precario. Gli scavi archeologici, iniziati nell’Ottocento, hanno riportato alla luce pochi resti di non sempre agevole interpretazione. La zona conserva oggi come allora il fascino di un paesaggio tra i più significativi della regione. La natura del suolo ha fortemente condizionato l’insediamento, creando condizioni favorevoli alla formazione di calanchi. Altro ve le medesime argille hanno dato origine a un paesaggio apparentemente brullo, con prevalenti praterie un tempo utilizzate come magri pascoli. I boschi compaiono solo nel fondovalle.