La Rocca

“Gagliarda fortezza”: fu definito così, nel 1520, il castello di Novellara dal governatore pontificio Francesco Guicciardini ed è il monumento più significativo di Novellara.

Indirizzo e contatti

Piazzale Marconi - 42017 Novellara
telefono 0522 655457 - Ufficio Turismo Comune di Novellara
Email turismo@comune.novellara.re.it
sito web Turismo Comune di Novellara

Orari

  • Il cortile interno della rocca è sempre liberamente accessibile.
  • Per consultare gli orari del Museo Gonzaga clicca qui

Tariffe

L'accesso al cortile interno della rocca è gratuito. Per l'accesso al Museo Gonzaga, visita la pagina dedicata.

Come arrivare

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Notizie storiche

I lavori per la costruzione del fortilizio, dimora della famiglia Gonzaga, ebbero inizio verso la fine del 1300 e si conclusero un secolo dopo. La rocca, di forma quadrangolare, era provvista di spesse mura coronate di merli e munita, in ciascuno dei quattro angoli, di un torrione. Aveva due ponti levatoi: il primo in corrispondenza dell’accesso principale ed il secondo nel lato opposto, dotato di un largo fossato. All’ingresso si trovava il rivellino, posto a protezione della porta principale, su cui si aprono in alto le caditoie. I quattro torrioni sporgenti che coronano la pianta quadrangolare hanno subito pesanti distruzioni, ma conservano ancora tracce della merlatura ghibellina, specie nel lato occidentale.

Quando, nella prima metà del XVI secolo, Costanza, moglie di Alessandro Gonzaga, ottenne la reggenza del feudo, pianificò a partire dal 1541, una serie di lavori, volti alla bonifica dei terreni paludosi, alla costruzione del “Casino di Sopra” detto “Bell’Aria” ed all’innalzamento di un piano nella rocca. Questa, eletta a fine Cinquecento quale sede permanente della corte signorile, venne trasformata in abitazione residenziale di rappresentanza, perdendo le primitive connotazioni militari. La magnificenza architettonica rinascimentale ed il tentativo dei signori di adeguarvisi condussero Alfonso I Gonzaga ed il fratello Camillo ad arricchire la costruzione di un nuovo piano e di una loggia. Dal 1561 al 1566, sotto la sorveglianza e la direzione del pittore Lelio Orsi, vennero decorate le sale del castello, soffittate a cassettoni ed impreziosite da pregevoli dipinti, statue, e grandi camini costruiti in marmo di Verona. Sistemati gli appartamenti residenziali, nel 1670 i lavori furono incentrati sul completamento degli ambienti per la servitù e sull’innalzamento della torre di vedetta, ora chiamata del “Campanone”, dove furono collocate la campana e l’orologio. Commissionato da Alfonso II, il mastio venne parzialmente adibito a prigione di Stato, cui si accedeva attraverso una porta sul lato ovest, rivolto verso la rocca. Quando, nel 1728, morì Filippo Alfonso, erede di Alfonso II, all’età di ventotto anni, l’intero feudo passò in dote alla figlia di Ricciarda Gonzaga, Maria Teresa, sposa del Duca di Modena Ercole d’Este. In quel periodo nel torrione, collocato all’estremità nord del lato occidentale, venne ricavato il “salone Gonzaga”, un ambiente di grande pregio, soffittato a cassettoni bordati da intagli e rosoni disegnati da Lelio Orsi.

Estintasi la dinastia dei Gonzaga, gli Este vendettero, nel 1754, la rocca alla Comunità di Novellara. Attualmente l’edificio che sorge nel centro storico di Novellara è sede del Comune e dei servizi culturali. Al suo interno si trovano la Sala del fico, decorata a grottesche nella metà del Cinquecento e la Sala del Consiglio dipinta nell’ Ottocento con gusto scenografico.

La prima menzione di Novellara compare in un documento del 962, ma l’edificazione di un “castrum” va collocata all’inizio del XII secolo ed attribuita a Gherardo Malapresa. Questi fa erigere una torre circondata da fosse e terrapieni, sostituendo così l’antecedente recinto rudimentale, fortificato da una palizzata. Alla sua morte il feudo viene ereditato dal figlio e poi venduto nel 1142. Un contratto di acquisto del 1270 fa supporre che, prima della dominazione gonzaghesca, affermatasi dal 1358, sia stata la famiglia Sessi ad esercitare la propria influenza su Novellara. La fortificazione malapresina sopravvive fino a quando Feltrino Gonzaga, investito del feudo, dà avvio, nel 1371, al suo abbattimento, conservando la sola “turris vetus”, ed all’ideazione del complesso attuale. Il Gonzaga attiva un efficiente ed organizzato cantiere.Completati i voltoni di fondazione, nel 1386 si procede all’innalzamento delle mura fino al primo piano. Questi lavori, protratti per oltre un settantennio, portano alla costruzione del primitivo complesso. La rocca, di forma quadrangolare, era provvista di spesse mura coronate di merli e munita, in ciascuno dei quattro angoli, di un torrione. Aveva due ponti levatoi: il primo in corrispondenza dell’accesso principale ed il secondo nel lato opposto, dotato di un largo fossato. All’ingresso si trovava il rivellino, posto a protezione della porta principale, su cui si aprono in alto le caditoie. I quattro torrioni sporgenti che coronano la pianta quadrangolare hanno subito pesanti distruzioni, ma conservano ancora tracce della merlatura ghibellina, specie nel lato occidentale. Ai piedi del torrione sud/ovest, ubicato alla sinistra di chi entra nella rocca, vi era una prigione alla quale si accede tuttora attraverso una ripida scala in mattoni. Il pianterreno del torrione sud/est della rocca è stato incorporato nel Teatro Comunale, costruito in sostituzione dell’antico Teatro Gonzaga.
Nel 1452 Novellara subisce, da parte delle truppe correggesi, un estenuante assedio che, prolungatosi per due mesi, si conclude con la capitolazione della rocca. I gravi danni arrecati al borgo ed alle sue fortificazioni ancora incomplete vengono arginati da Francesco I Gonzaga. Questi, rientrato in possesso del feudo, termina l’apparato difensivo e lo potenzia con l’introduzione di un parco di artiglieria. Negli anni 1494-1499 nuovi interventi di fortificazione vengono apportati al castello, minacciato dalle dispute di confine con Guastalla, governata dai Conti Torelli, e con gli Stati dei cugini mantovani. Quando, nella prima metà del XVI secolo, Costanza, moglie di Alessandro Gonzaga, ottiene la reggenza del feudo, pianifica a partire dal 1541, una serie di lavori, volti alla bonifica dei terreni paludosi, alla costruzione del “Casino di Sopra” detto “Bell’Aria” ed all’innalzamento di un piano nella rocca. Questa, eletta a fine Cinquecento quale sede permanente della corte signorile, viene trasformata in abitazione residenziale di rappresentanza, perdendo le primitive connotazioni militari. La magnificenza architettonica rinascimentale ed il tentativo dei signori di adeguarvisi conducono Alfonso I Gonzaga ed il fratello Camillo ad arricchire la costruzione di un nuovo piano e di una loggia. Dal 1561 al 1566, sotto la sorveglianza e la direzione del pittore Lelio Orsi, vengono decorate le sale del castello, soffittate a cassettoni ed impreziosite da pregevoli dipinti, statue, e grandi camini costruiti in marmo di Verona. Sistemati gli appartamenti residenziali, i lavori si dirigono, nel 1670, sul completamento degli ambienti per la servitù e sull’innalzamento della torre di vedetta, ora chiamata del “Campanone”, dove sono state collocate la campana e l’orologio. Commissionato da Alfonso II, il mastio viene parzialmente adibito a prigione di Stato, cui si accede attraverso una porta sul lato ovest, rivolto verso la rocca.
Quando, nel 1728, muore Filippo Alfonso, erede di Alfonso II, all’età di ventotto anni, l’intero feudo passa in dote alla figlia di Ricciarda Gonzaga, Maria Teresa, sposa del Duca di Modena Ercole d’Este. In questo periodo nel torrione, collocato all’estremità nord del lato occidentale, è ricavato il “salone Gonzaga”, un ambiente di grande pregio, soffittato a cassettoni bordati da intagli e rosoni disegnati da Lelio Orsi. Estintasi la dinastia dei Gonzaga, gli Este vendono, nel 1754, la rocca alla Comunità di Novellara. A causa dello stato pericolante del Belvedere si decreta il suo abbattimento nel 1850, mentre nel 1884 viene costruita una ghiacciaia nei sotterranei a nord/est, dove nel 1901 verranno scoperti dei trabocchetti pieni di ossa umane: macabro ritrovamento preceduto da quello del 1885 nella cappella di San Carlo Borromeo.

Altre info

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