Palazzo Bentivoglio

Nel Palazzo sono ospitati: il Museo Documentario, la Fondazione Museo Antonio Ligabue e la Donazione Umberto Tirelli. Sono visitabili Il Salone dei Giganti, la Sala dell'Eneide, la Sala di Giove, la Sala di Icaro e la Cappella gentilizia. Chiuso per restauri dal 16 gennaio 2023.

Indirizzo e contatti

Piazza Bentivoglio - 42044 Gualtieri
Fondazione Antonio Ligabue: tel. 0522 221853; 349 2348333.
info@museo-ligabue.it
www.museo-ligabue.it
Palazzo Bentivoglio

Orari

Per informazioni su giorni e orari di apertura di Palazzo Bentivoglio si consiglia di rivolgersi alla Fondazione Museo Antonio Ligabue. Per informazioni e aggiornamenti rimangono sempre attivi i numeri, il sito Internet e l'indirizzo e-mail.

Durante i giorni feriali Palazzo e Museo sono chiusi al pubblico, fatta eccezione per gruppi organizzati (minimo 12 persone).
Biglietti: 7€ (ridotto 5€).  Omaggio per bambini 0-7 anni, visitatori diversamente abili e giornalisti iscritti all'albo con tesserino di riconoscimento. Le visite guidate si effettuano solo su prenotazione (con anticipo di una settimana) ed hanno un costo di €30.

Come arrivare

In auto: A1 (Casello di Reggio Emilia km 20) - A22 (Casello di Reggiolo-Rolo a km 16) - SS63 Mantova-Reggio Emilia; SS62 per Parma-Mantova-Verona.
In treno: linea ferroviaria Parma-Suzzara.
In autobus: servizio di trasporto extraurbano.

Notizie storiche

Ciò che rimane dell’antico castello è stato trasformato ed inglobato nell’attuale struttura di Palazzo Bentivoglio.

Il castello, sorto sulla riva destra del Po, in un luogo fertile ed appetibile dai signori dell’epoca, che miravano al controllo delle vie fluviali, conserva le tracce dell’antico splendore nella facciata prospiciente la grande piazza e nelle due torri d’angolo anteriori. Il complesso era costituito da una grande mole quadrangolare, circondata da profonde fosse ai quattro angoli e provvista di torri: tutto l’insieme circoscriveva un ampio cortile. All’inizio del Trecento il castello è proprietà di Azzo d’Este cui segue, nel 1326, la dominazione dei Da Correggio.
Nel 1345 passa al Marchese Obizzo d’Este che, nonostante i tentativi di rafforzare gli apparati difensivi del castello, non riesce ad evitare, sul finire dello stesso anno, l’espugnazione da parte dei Gonzaga, che reggono il feudo in nome dei Visconti.
Durante la sudditanza gonzaghese il maniero, sede di continui scontri, cade sotto la giurisdizione di Brescello.  Nel 1402, Gian Galeazzo, Duca di Milano, investe del feudo Ottobono Terzi, sostituito nel 1442 da Erasmo Trivulzio. Nel 1452, Gualtieri viene assoggettato dai Da Correggio, per cadere nuovamente sotto la dominazione milanese nel 1454. Un atto di permuta stipulato nel 1479 tra i Visconti ed i signori di Ferrara sancisce l’appartenenza di Gualtieri al Ducato estense e la sua sudditanza alla Duchessa Bona, investita da Ercole I. Gli Este mantengono il loro dominio fino a quando Alfonso I decide, nel 1567, di concedere il feudo di Gualtieri a Cornelio Bentivoglio con il titolo di Marchese.  Cornelio modifica in modo sostanziale l’impianto urbanistico del paese attraverso la realizzazione del palazzo signorile, commissionato all’ingegnere Giovan Battista Aleotti. Questi, detto l’Argenta, per: “l’erezione di tanta mole” si avvalse del materiale proveniente dall’abbattimento del Castellazzo, utilizzato come sede del Consiglio della Comunità. Il successore di Cornelio, Ippolito, subentrato al governo nel 1594, dispone il completamento del magnifico “Palazzo Bentivoglio”, rispettoso dei canoni classici del Rinascimento. All’interno vi era una grande corte centrale con giardini, circondata da portici su cui correvano dei loggiati che portavano agli appartamenti ed al salone dei ricevimenti.

Il periodo di splendore per la storia di Gualtieri si conclude simbolicamente nel 1634, quando Francesco I di Modena avoca a sé il Marchesato. Nel 1661, sotto il governo della Duchessa di Modena Laura, si interviene sul palazzo ampliandolo ed arricchendolo. Gli Este nel 1750 vendono la residenza al Comune, cui tuttora appartiene. Nel 1751 una gran parte dell'edificio è demolito per arginare le piene del Po. Da una perizia svolta nel 1845 risulta che, sotto la gestione comunale, la destinazione d'uso dei locali rimane pressoché immutata, eccetto l'inserimento del teatro nell’ala sinistra, compiuto da Giovan Battista Fattori a fine Settecento. Nel palazzo vengono allogati la pesa pubblica, il macello, il dazio, granai e magazzini, fino a quando, nel Novecento, si adibisce l'ala destra a scuola. Nel 1970 l’Amministrazione comunale intraprende una serie di interventi di restauro, finalizzati al mantenimento ed al recupero dei fabbricati.  Attualmente il palazzo, che conserva nella parte mediana le feritoie del ponte levatoio, ricordo dell’antico castello, presenta quattro facciate uguali, di cento metri, mentre il corpo centrale è rialzato. L'esterno, di forma sobria, appare scandito da una doppia fila di finestre e da un ingresso a tre fornici. Al piano terra si trova la sala dei Falegnami, utilizzata ora per dibattiti e conferenze.

Al piano superiore si trovano il Salone dei Giganti, la Sala di Icaro, la Sala di Giove e la Sala di Enea, la cappellina gentilizia. La cappella si trova a fianco della sala di Icaro ed è coperta dal soffitto a forma di volta al centro del quale si trova un affresco a forma ottagonale che rappresenta l’assunzione in cielo della Vergine. Vi è grande ricchezza di stucchi raffiguranti putti, volute, festoni e angioletti.